La scacchiera di Rennes-le-Château
Sabato 20 novembre 2010 by Lucia Zemiti
La scacchiera ed i suoi pezzi: Tour (Magdala), Reine (Blanche), Cheval (de Dieu), Roi (perdu) e Fou, l'alfiere (ma in inglese Bishop, "vescovo"… di sicuro Saunière non immaginava nemmeno lontanamente la caparbietà di questo pezzo nella sua personalissima partita che lo porterà alla fine ad arroccarsi nella sua Torre in una situazione di Stallo) giocano, nel mistero di Rennes-le-Château un'eterna partita tra sogno e realtà, ragione e follia, verità e menzogna. Simbolo dualistico per eccellenza dove opposti e contrari si alternano occupando il medesimo spazio, la scacchiera è un oggetto particolare.
La forma ed il colore hanno lo stesso potere ipnotico che infonde la spirale del gioco dell'Oca, e ricordano i diversi modi di affrontare la vita: affidandosi totalmente al caso e alla fortuna, lasciandosi trascinare dal percorso a senso unico nel gorgo del gioco dell'Oca, o decidendo ogni singola mossa nel tentativo di opporsi, modificare o perlomeno beffare l'improcrastinabile esito - come Antonius Block nel Settimo sigillo.
La scacchiera ha affascinato i più grandi scrittori, da Dante a Borges, da Poe a Zweig, ma la più intrigante è certamente quella di Lewis Carrol nel suo Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò.
Oltre ad accennare, sornione, alla complessità della teoria dell'antimateria nel mondo riflesso e speculare in cui proietta la piccola Alice (non era Signol ad invertire la sua N attraversando il meridiano di Saint Sulpice?) Carrol sfoggia un'incredibile padronanza del nonsense e dei giochi di parole cari anche ai cultori del libro di Henri Boudet.
"Le parole che io uso significano esattamente ciò che decido, né più né meno". E' Humpty Dumpty ad affermarlo in Alice nel Paese delle Meraviglie, manifestando tutta la potenza che un abile calembourista può celare nelle sue parole; mi piace accomunare Carrol e il suo bianconiglio al filone dei cultori dell'enigma di Rennes-le-Château, in compagnia di Verne e Leblanc.
L'edizione 1872 di Attraverso lo specchio, magistralmente illustrata da Sir John Tenniel, riporta in prefazione la figura della scacchiera su cui Alice dovrà cimentarsi. Qui, il re rosso (!) si trova in e4. A prestar fede ad Humpty Dumpty, ciò significa esattamente ciò che ha deciso Carrol. Né più, né meno.
Curioso. Anche Saunière sembra segnalare questa casella nella sua personalissima scacchiera. No, non quella ritagliata tra lo sguardo di Asmodeo e di Gesù nella penombra della chiesa di Santa Maddalena. Mi riferisco alla scacchiera racchiusa nel suo giardino, ben delimitata da due torri che si fronteggiano opposte e contrarie, dominando un orizzonte d'indicibile bellezza.
Il percorso semicircolare che collega le due torri copre tutta la prima colonna a sinistra e la prima riga in alto, definendo una seconda e più piccola scacchiera 7 x 7 che costituisce il giardino vero e proprio. Al centro dello stesso, è facile mettere in evidenza una casella. La stessa di Lewis Carroll. La casella e4.
Mi piace chiedermi… e se Saunière avesse davvero pensato a questa scacchiera? E se avesse voluto celare una precisa indicazione?
Narrano le antiche cronache degli scacchi che un tempo la torre era un Carro da guerra. Che ad affrontarsi su questo giardino-scacchiera siano in realtà i due carri (Rhedae) contrapposti?
E se per avvicinarci alla Soluzione dovessimo affidarci al passo irregolare dello Cheval de Dieu?
Un'ultima considerazione.
Shah mat, parola araba da cui deriverebbe la nostra Scacco matto, significa "Il Re è morto". Chi è il re morto? E soprattutto dov'è celata la casella e4?
E se si trattasse di...
Ma questa è un'altra Storia...
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