Martedì 17 gennaio 2012 by Mariano Tomatis
In occasione del 17 gennaio 2012, data chiave nella mitologia di Rennes-le-Château, ho dedicato un breve documentario al quadro di Nicolas Poussin (1594-1665) I pastori d’Arcadia.
Per oltre tre secoli la sua simbologia fu trasparente agli uomini, ma lentamente avvenne ciò che Kenneth Clark così descrisse:
l’uomo comune aveva perduto la capacità di riconoscere i soggetti dell’arte antica e di comprenderne i significati. Erano sempre meno le persone che leggevano i classici greci e [...] le persone di una certa età oggi restano sgomente nel vedere quanti riferimenti [...] siano ormai incomprensibili alle ultime generazioni.(1)
Dagli Anni Sessanta del XX secolo, la sua immagine iniziò a essere scrutata con sospetto: forse nascondeva un segreto. Migliaia di pagine vennero dedicate a risolvere il suo enigma, creando un corpus letterario di dimensioni impressionanti. Come si spiega questa vertiginosa moltiplicazione di teorie, interpretazioni e ipotesi?
La mia risposta si ispira all’articolo di Lawrence D. Steefel "A Neglected Shadow in Poussin’s Et in Arcadia Ego"(2) e al libro di James Elkins Why Are Our Pictures Puzzles?(3).
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(1) Kenneth Clark in James Hall, Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Longanesi, Milano 2007 (cit. qui).
(2) Lawrence D. Steefel, Jr., "A Neglected Shadow in Poussin’s Et in Arcadia Ego", Art Bulletin 57, 1975, pp.99-101.
(3) James Elkins Why Are Our Pictures Puzzles?: On the Modern Origins of Pictorial Complexity, Routledge 1999.
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