L’arcobaleno di Asmodeo
Lucia Zemiti, 1° ottobre 2006
Non avevo mai visto la piccola chiesa di Rennes così stipata di gente come quel pomeriggio. Impossibile entrare se non dopo una lunga fila, impossibile muoversi al suo interno se non appresso a un lungo trenino, simile a quello che si fa a Capodanno! Io ci rinunciai quasi subito, il tempo di trovare il mio solito, piccolo spazio di fronte ad Asmodeo.
La foto di rito.
Quasi impossibile inquadrarlo. Passarono almeno dieci minuti prima che riuscissi a vederlo tutto intero tra la foresta di gambe che passavano incessantemente.
L’espressione era tra le più feroci che avessi mai visto; sembrava veramente infastidito da questa folla di curiosi e dalla miriade di flash che lo accecavano. Nemmeno io sopportai a lungo quella situazione ma - al contrario suo - potevo lasciare in fretta quel luogo, iventato insopportabile.
Asmodeo, però, si sa difendere molto bene: dal Bezù arrivò improvvisamente un minaccioso nuvolone nero che - in poco tempo - scatenò uno dei più forti temporali che si possano immaginare. La strada, che dalla torre del parcheggio porta verso il negozietto di souvenir di Serge, divenne in poco tempo un torrente impetuoso di acqua e fango e, nel giro di quindici minuti, quasi tutte le auto lasciarono Rennes.
Dal belvedere mi sono goduta l’arrivo della pioggia e la fuga dei "guastatori". Quello che per altri era il Diluvio, per noi era pioggia purificatrice - e ora il mio buon Asmodeo mi ripagava con un incredibile arcobaleno sul Bugarach e un tramonto mozzafiato sui Pirenei.
Uno spettacolo riservato agli amici.
Prima pubblicazione: Indagini su Rennes-le-Château, n. 5, ottobre 2006, p. 266.
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