Il confessionale e la leggenda di Ignace Paris (1893)
Grazie alle crescenti entrate dovute alla vendita delle messe, Saunière può proseguire i lavori nella chiesa e nel presbiterio, anche se non ad un ritmo tale da farci concludere che il "tesoro" rinvenuto sotto la chiesa fosse molto sostanzioso: nel corso del 1893 Saunière si limita ad ordinare della carta da parati per i locali del presbiterio da Casteix di Limoux per una spesa di 70,70 franchi e un confessionale in legno di quercia scolpito.
Il confessionale
La fabbriceria finanzia una parte della spesa, coprendo una cifra di 284,15 franchi: la fattura 1 di 700 franchi viene inviata dal costruttore Mathieu Mestre di Limoux il 17 dicembre2.
La fattura di Mestre
Sulla lunetta di legno che sovrasta il confessionale compare un bassorilievo che simboleggia il sacramento celebrato al suo interno: un pastore inginocchiato di fronte ad una pecora ricorda le parole di Gesù: "Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: ’Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta’. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione"3.
Particolare del confessionale
Secondo Pierre Jarnac , il bassorilievo rappresenterebbe una leggenda locale che ha per protagonista un pastore di Rennes-le-Château chiamato Ignace Paris. In un giorno imprecisato del 1645, mentre stava riconducendo il gregge a valle, Ignace si accorge di aver perso una pecora. Torna dunque sui suoi passi, verso la zona in cui aveva pascolato, e qui sente un belato provenire dal sottosuolo. Avvicinandosi al suono, si accorge che l’animale è caduto in fondo ad un buco; si cala dunque nell’anfratto, ma al momento di afferrare la pecora, questa fugge spaventata in una stretta galleria scavata sottoterra. Il pastore si mette, dunque, ad inseguirla lungo gli anfratti bui con la schiena piegata per riuscire a passare. È grande la sua sorpresa quando, nella corsa, urta contro alcuni oggetti lì abbandonati: al tatto, si accorge che si tratta di monete. Emozionatissimo, Ignace se ne riempie le tasche e, cercando l’uscita, pensa al modo di ritornarvi per impadronirsi di tutto il tesoro. Pur cercando di tener nascosta la sua scoperta, in paese inizia a circolare la voce del ritrovamento. Giunta alle orecchie del signore di Rennes, Henri d’Hautpoul, Ignace viene convocato nel castello. I due soldati cui viene affidato il compito di arrestarlo non vanno per il sottile: con i loro modi bruschi provocano la morte dell’ormai vecchio pastore. Henri d’Hautpoul, infuriato con i due mandanti che hanno ucciso l’unico testimone oculare del ritrovamento, li condanna a morte entrambi.
L’ipotesi di Jarnac è, però, poco convincente: sul bassorilievo il pastore mostra visibilmente un’aureola, e non esistono resoconti della leggenda precedenti al XX secolo.
Posizione del confessionale
1. Fattura 8/1893 intestata a Mathieu Mestre di importo pari a Fr. 700.
2. Pierre Jarnac, Histoire du Trésor de Rennes-le-Château, Bélisane, Nizza 1985, p. 154.
3. Vangelo di Luca 15, 4-7. C’è chi, con notevole fantasia, fa notare che nel nome del paese di Luc-sur-Aude sarebbe nascosto un riferimento al brano citato: la pronuncia di "Aude" è simile a quella di due lettere pronunciate in seguenza, "O" e "D". "Luc" farebbe riferimento al Vangelo di Luca, mentre le lettere "O" e "D" corrisponderebbero ai numeri relativi alla loro posizione nell’alfabeto: 15 e 4. "Luc-sur-Aude" andrebbe tradotto, dunque, "Sul Vangelo di Luca al capitolo 15, versetto 4".
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