Il tempio romano di Alet-les-Bains
Un cippo d’epoca romana ritrovato ad Alet-les-Bains riporta il nome di un secondo Pompeo: si tratterebbe di Cneius Pompeius Probus, curatore di un tempio innalzato alla Madre degli Dei:
Il cippo tratto dal testo di Julien Sacaze Les inscriptions antiques des Pyrénées (1892)
Oggi è custodito presso il museo dei Grands Augustins di Tolosa, e la ricostruzione che viene proposta della sua iscrizione1 è la seguente:
Matri deum Cn(eus) Pomp(eius) Probus curator Templi V(otum) S(olvit) L(ibens) M(erito)
Alla Madre degli dei, Cneius Pompeius Probus, curatore del tempio, assolve un voto con riconoscenza
Le lettere VSLM costituiscono un classico acrostico d’epoca romana, e i vari autori sono concordi nell’interpretazione dell’iscrizione2. Ciò ha spinto alcuni ad ipotizzare la presenza, ad Alet-les-Bains in epoca romana, di un tempio dedicato a Cibele, la Grande Madre; il cippo sarebbe stato inciso dal curatore del tempio – forse un piccolo sacellum: ogni edificio religioso di quel tipo aveva, infatti, un Magister Pagi che ne curava le economie e poteva decidere come impiegare le offerte raccolte3.
Altri autori hanno identificato con Diana la dea cui sarebbe stato dedicato il tempio di Alet; in effetti, la dea della caccia veniva rappresentata in alcune aree con connotati molto simili a quelli di Cibele, sebbene non ci siano reperti indipendenti che consentano di identificare con precisione la divinità venerata in paese. Nonostante la prudenza sia d’obbligo, nel suo studio su Alet-les-Bains don Lasserre abbandonava ogni scetticismo scrivendo:
Non si può mettere in dubbio la presenza di un tempio pagano ad Alet dedicato a Diana. Si trattava di un edificio completo, il Sacellum della Dea, ove una grande Stele squadrata di forma piramidale presentava una cavità in forma di nicchia, protetta da barre di ferro a difendere l’Idolo contro i possibili danni provocati dai passanti o dalle intemperie4.
La ricostruzione è frutto della fantasia del sacerdote, che a sostegno delle sue parole può portare "la tradizione locale, che ha sempre il suo valore, [che] da sempre ha tramandato il fatto che la vasta Chiesa di Notre-Dame venne costruita sull’antico Tempio pagano di Alet"5. Lasserre aggiunge, poi, un riferimento (più solido) al cippo conservato a Tolosa, così interpretando l’iscrizione:
La Madre degli Dei cui l’Altare votivo era dedicato si chiamava Iside o Cibele, dea della fecondità adorata dagli egizi. Il nome Cibele le derivava dalla Frigia, terra consacrata al suo culto6.
Il sacerdote riporta la tradizione secondo cui i primi missionari cristiani che giunsero ad Alet trovarono il tempio dedicato alla Grande Madre e lo convertirono in chiesa cristiana, costruendo la grande cattedrale dedicata a Notre Dame d’Alet nel rispetto dell’architettura precedente. Ciò avvenne, secondo Lasserre, durante il I sec. sotto la guida di Sergius Paulus, discepolo dei 12 apostoli cui venne affidata l’evangelizzazione del Narbonese7. Scrive il sacerdote:
Nel 57 d.C. la grande città [di Narbonne] conobbe la Fede grazie all’apostolo San Paolo e al suo discepolo san Sergio Paolo, che l’apostolo delle genti elesse come primo vescovo di Narbonne mentre si stava recando a predicare il Vangelo in Spagna, nelle province di quella terra che San Giacono non era stato in grado di percorrere. […] Pensiamo che il borgo di Alet, per la sua importanza, la posizione privilegiata e i facili collegamenti con Narbonne, fu certamente visitata sin nei primi secoli da qualche sacerdote proveniente dalla chiesa metropolitana, che a poco a poco convertì alla Fede i suoi abitanti idolatri. […] Il tempio di Diana […] venne consacrato al culto cattolico e dedicato all’Assunzione di Notre-Dame. […] Vedendo che nel Tempio di Diana veniva onorata Cibele, madre dei falsi dèi, gli antichi missionari trovarono naturale sostituire al suo culto quello dell’autentica Madre di Dio, e fu così che Maria Assunta divenne patrona della città di Alet e del suo antico tempio, ora purificato. […] Secondo alcuni archeologi, il Coro semicircolare della chiesa di Notre-Dame d’Alet potrebbe essere ciò che resta, o almeno in parte, l’antico Fanum di Diana Augusta8.
L’abside del V sec. che, secondo la tradizione, venne eretto sul tempio di Diana
Secondo alcuni storici, la cattedrale sarebbe stata innalzata a partire dal 399, sotto l’impulso del vescovo Exupère9. Altri autori ritengono invece che il complesso sia più recente: nei loro Voyages pittoresques et romantiques dans l’ancienne France (1836) Nodier, Taylor e de Cailleux riconoscono nell’abside una fattura medievale, e lo datano alla fine del XI secolo10.
1. La riproduzione è tratta da Julien Sacaze, Les inscriptions antiques des Pyrénées, Toulouse: Privat, 1892.
2. Una lista di riferimenti bibliografici è fornita in Pierre Jarnac, Les Archives de Rennes-le-Château, vol. I, Bélisane, Nizza 1987, pp. 153-154.
3. Jarnac 1987, p. 154.
4. Abbé J. Lasserre, Histoire du pelerinage de Notre-Dame de Marceille près Limoux-sur-Aude, Limoux: 1891 (ora nell’edizione C. Lacour, Nimes 1998), p. 11.
5. Lasserre 1891, p. 12.
6. Lasserre 1891, pp. 13-14.
7. Lasserre 1891, p. 19.
8. Lasserre 1891, pp. 19-23.
9. Jarnac 1987, p. 154.
10. Charles Nodier, Isidore-Justin-Séverin Taylor, Alphonse de Cailleux, Voyages pittoresques et romantiques dans l’ancienne France, tomo 2, Parigi: Didot 1836, cit. in Jarnac 1987, pp. 155-156.
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94. La seconda visita della S.E.S.A. (1908)
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