Le statue e il GRAAL (1897)
Lungo le pareti della chiesa, Saunière fa installare sette statue.
Posizione delle cinque statue
Due vengono collocate ai lati dell’altare, e rappresentano Giuseppe e Maria; altre cinque raffigurano Sant’Antonio Eremita (tra la II e la III stazione della Via Crucis), Santa Germana (tra la IV e V stazione), San Rocco (tra la X e la XI stazione), Santa Maddalena (tra la XII e la XIII stazione) e Sant’Antonio da Padova (dopo la XIV stazione).
Le statue di Giuseppe e Maria. Ognuna ha in braccio Gesù Bambino.
Il simbolismo dei cinque santi è coerente con la linea che Saunière ha già seguito in altre sue decorazioni; è il caso di Sant’Antonio Eremita, che più di ogni altro richiama l’iscrizione sull’architrave che sovrasta il portale della chiesa "Ho disprezzato il regno del mondo ed ogni ornamento secolare…". Libro sotto il braccio sinistro e bastone da pellegrino in mano, il santo rappresenta il distacco dalle cose del mondo come mezzo per resistere alle tentazioni.
La statua di Sant’Antonio a confronto con una stampa d’epoca.
La figura di Santa Germana è già stata descritta in riferimento al bassorilievo che compare sulla parete di fondo della chiesa: il miracolo delle rose, cui fa riferimento il sacco in fondo al complesso statuario, è ripreso sulla statua in cui il grembiule della santa trabocca di fiori. Ai suoi piedi, due agnelli ricordano la sua condizione di umile pastorella. Sappiamo che all’epoca il suo culto era molto diffuso nella regione.
La statua di Santa Germana a confronto con una tipica rappresentazione della santa.
San Rocco è rappresentato col suo inseparabile cane; nativo di Montpellier, operò soprattutto in Italia dove guarì molti appestati con un segno di croce, lo stesso che gli comparve – come piaga – su una coscia. In tutte le rappresentazioni del santo, questi tiene la veste sollevata, a mostrare la ferita sanguinante (in alcune immagini si tratta della gamba destra, in altre della sinistra). La scelta del santo, tra i più importanti di Francia, è comprensibile data la sua vocazione alla cura dei malati: la stessa funzione avrebbe dovuto assumere la casa di ritiro per preti anziani e infermi che Saunière aveva in progetto.
La statua di San Rocco a confronto con un santino. Su entrambe, la ferita si trova a destra. Non esiste una convenzione fissa.
È facilmente spiegabile l’installazione della statua di Santa Maria Maddalena, cui la chiesa è dedicata; come sul bassorilievo sotto l’altare, ai suoi piedi compare un teschio, oggetto da sempre simbolicamente legato alla sua figura. In mano, inoltre, regge il contenitore degli aromi che – dopo la morte di Cristo – intendeva utilizzato per ungerne il cadavere. Anche il vaso è un tipico attributo iconografico della santa.
La statua di Santa Maddalena a confronto con una rappresentazione pittorica del Tiziano: si riconoscono in comune il teschio e il vaso.
Più curiosa la presenza di Sant’Antonio da Padova, che viene generalmente invocato dalla tradizione popolare per ritrovare gli oggetti perduti (in Piemonte sopravvive l’invocazione dialettale Sant Antòni pien ëd virtù feme trové lòn ch’i l’hai perdu, "Sant’Antonio pieno di virtù fammi trovare quel che ho perso") e non è escluso che Saunière abbia voluto omaggiarlo nella sua chiesa a ricordo dei ritrovamenti degli anni precedenti. Il santo è sorretto da un imponente piedistallo che rappresenta quattro angeli. La scelta da parte di Saunière di un supporto del genere è dovuta ad una questione estetica di simmetria, trovandosi questo sul muro opposto rispetto al pulpito, anche questo di struttura circolare. È comunque motivo di riflessione il fatto che sia quest’ultimo santo ad essere sostenuto da un piedistallo più grande e non Santa Maddalena, che invece ha lo stesso supporto degli altri santi. Commenta Jarnac: "Il fatto che abbia disposto così la riproduzione di Sant’Antonio da Padova fa pensare che don Saunière avesse un certo debito nei suoi confronti"1.
La statua di Sant’Antonio da Padova a confronto con una tipica rappresentazione statuaria del santo.
Henri Mertal2 nota una singolare coincidenza nella disposizione delle statue. Osservando dall’alto una cartina della chiesa, se si collegano con un tratto Santa Germana, San Rocco, Sant’Antonio l’Eremita, Sant’Antonio da Padova e il pulpito, il disegno che così si forma rappresenta una grossa "M" proprio di fronte alla statua di Maria Maddalena. Oltre a questo, le iniziali dei quattro santi elencati formano, seguendo il tracciato della lettera, l’acronimo "GRAA", che ovviamente suggerisce al ricercatore di cercare una "L" per completare la parola. Con una mossa non sappiamo quanto lecita, viene messo in evidenza San Luca sul pulpito, il cui bassorilievo – pur piccolo, se accostato alle altre quattro statue – completa la parola "GRAAL". Ci troviamo in presenza di una curiosa (e notevole) coincidenza, o forse il "gioco" era nei progetti di Saunière o di Giscard?
L’acronimo GRAAL sulla chiesa di Santa Maddalena.
Difficile a dirsi, dal momento che nel dettagliato contratto tra il sacerdote e il decoratore non compare alcun riferimento a questa disposizione, né è rimasto alcun appunto di Saunière che ne riporti l’idea, al punto che Francesco Garufi scrive: "dal vivo questo gioco si mostr[a] forzato e tendenzioso"3.
A sostegno della teoria si fanno notare la singolare posizione su citata di Sant’Antonio da Padova e il fatto (descritto nel capitolo sul pulpito) che gli evangelisti non si troverebbero nell’ordine canonico, Luca essendo stato messo in evidenza dallo scambio con Giovanni4. C’è però da tenere in considerazione che il pulpito venne installato nel 1891, sei anni prima del progetto delle statue, e se Saunière avesse avuto in mente l’acronimo in questione avrebbe dovuto sin d’allora mettere in conto di scambiare i due evangelisti, per poi completarlo soltanto nel 1897.
1. Pierre Jarnac, Histoire du Trésor de Rennes-le-Château, Bélisane, Nizza 1985, p. 165.
2. Henri Mertal, "Le secret de l’église de Rennes-le-Château de la Médaille Miraculeuse au Graal", Bulletin de l’Association Terre de Rhedae, n. 10, novembre 1996.
3. Francesco Garufi, Rennes-le-Château: un’inchiesta, Hera Edizioni, Roma 2004, p. 122.
4. In ogni caso, l’anomalia metterebbe simmetricamente in mostra San Giovanni Evangelista, invece ignorato da questa analisi.
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94. La seconda visita della S.E.S.A. (1908)
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