Gli ultimi anni di vita di Bérenger Saunière (1911-1917)
Articolo di Jean-Jacques Bedu
Nel 1911 la vita Bérenger Saunière si avvicinava alla fine. Come tutti i suoi contemporanei, aveva saputo dell’assassinio dell’Arciduca d’Austria, Francesco Ferdinando, a Sarajevo il 28 giugno 1914. L’evento avrebbe dato il via alla Prima Guerra Mondiale - ma il sacerdote non ne avrebbe mai visto la conclusione.
Come risultato dell’inchiesta che lo aveva portato in conflitto con il suo Vescovo, Bérenger Saunière dovette cambiare i termini del suo testamento:
Io sottoscritto, Bérenger Saunière, prete, ex curato di Rennes-le-Château, dichiaro che questo documento è la mia ultima intenzione e testamento e che rappresenta le mie ultime volontà. Prima di tutto, revoco con ciò tutti i miei vecchi testamenti che possono esistere e che possono essere esibiti. Io lascio a Marie Dénarnaud, mia vicina, tutti i miei beni, mobili e immobili. Lascio a lei tutto il mobilio, biancheria ed utensili contenuti nel presbiterio, la Villa Béthanie, e gli edifici attigui relativi. Lascio a lei tutte le provviste della casa, vini, legni, argenti e valori. Marie Dénarnaud mi subentrerà, di conseguenza, nel possesso di tutto ciò che mi appartiene al tempo della mia morte. Lascio tutti questi beni a Marie Dénarnaud senza che sia necessario stilare un inventario, una necessità contro cui voglio assolutamente proteggerla come mia unica erede.
Questo è un documento rivelatore e molto interessante. Il testamento è chiaro: il prete non avrebbe lasciato più i suoi valori alla propria famiglia, meno che mai alla Chiesa. Monsignor de Beauséjour poteva dare un definitivo ‘Addio’ alla proprietà.
Alla morte di Bérenger Saunière, Marie avrebbe ereditato l’intero patrimonio. Ella non sarebbe stata obbligata alla sua morte a trasmetterlo alla diocesi. Quest’improvviso cambiamento era, nel complesso, comprensibile alla luce dell’inchiesta di cui il prete era stato vittima.
In quel giorno d’aprile 1912, una cosa fu certa: la chiesa non sarebbe mai diventata proprietaria della proprietà costruita a Rennes-le-Château da Bérenger Saunière. Il testamento di Marie Dénarnaud, scritto a mano dal prete, è esattamente identico, con una piccola aggiunta. Marie Dénarnaud dichiara che lascia ai suoi genitori il quarto della sua proprietà, che la legge prevede a loro favore.
Quando Bérenger Saunière dichiara che lascia tutti i suoi beni immobili a Marie Dénarnaud, fa sorgere alcune riserve. Come può legare per testamento edifici costruiti con fatture emesse a nome di Marie e su un terreno di cui non era il proprietario?
D’altra parte, quando Marie Dénarnaud rende Bérenger Saunière l’erede di tutte le costruzioni che possiede a Rennes-le-Château, non c’è nulla da dire. Non dimentichiamo, in particolare, il testamento del 1906:
Nomino e stabilisco come mia sola erede la signorina M.D., mia sottonominata cuoca e governante a RLC.
e il testamento di Marie:
Volendo ed espressamente intendendo che egli sarebbe succeduto nell’intera proprietà, mobile e immobile, il cui possesso sarà stato acquisito da me.
Leggendo queste righe, nessuno può negare che la proprietà apparteneva a Marie Dénarnaud. Allo stesso modo, c’era una chiara differenza tra i due testamenti di Marie, datati rispettivamente, 1907 e 1912. Nel primo dichiarava:
Fidandomi di B.S. più d’ogni altro, persino dei miei genitori, per eseguire le mie ultime volontà, nomino il detto. M. Bérenger Saunière, curato della parrocchia di Rennes-le-Château, mio unico beneficiario ed erede.
Nel secondo:
Avendo mia madre e mio padre vicino a me, lascio a loro il quarto che la legge prescrive in loro favore.
Possiamo notare qualche cambio d’atteggiamento, corrispondente senza dubbio ad uno sviluppo favorevole nei rapporti tra Marie Dénarnaud e i suoi genitori.
Consideriamo, tuttavia, lo stato mentale di Bérenger Saunière, il nostro parroco ‘milionario’, che si suppone abbia trovato il tesoro di Bianca di Castiglia, o quello dei Catari, o quello dei Templari, o addirittura di tutti e tre allo stesso tempo! Abbiamo visto che era stato indebolito nel fisico e nel morale, ma era anche diventato debole finanziariamente. Dove, allora, era il famoso tesoro? Già speso?
Alla fine del 1912, Bérenger Saunière aveva seri problemi finanziari. Era, infatti, incapace di gestire i suoi debiti e aveva la ferma intenzione di vendere la sua proprietà.
Il Dottor Huguet, inoltre, lo incoraggiava su questa via:
Nella mia parte del mondo, uno dei nostri grandi cantanti, Jerome, che aveva avuto un alto tenore di vita, ha avuto una grossa sfortuna: un raffreddore ha rovinato la sua gola e non ha più la voce per cantare. Ha una piccola attività a Parigi, ma vuole vendere la sua proprietà. Da ciò che si dice, egli vuole agire velocemente, e stiamo parlando di circa dodicimila e più franchi per qualcosa che ne vale almeno sessantamila. Se riuscite a togliervi da Carcassonne, vi raccomanderò al mio Vescovo locale e sarete in grado di vivere in pace e in splendida maniera. Vendete ora qui, e vedremo che si può fare.
Non c’è dubbio che il desiderio di vendere la proprietà coincideva con le serie difficoltà finanziarie di Saunière. Come ultima risorsa, il prete ricorse alla banca Petitjean a Parigi, ma questa linea d’azione richiese alcune spese preliminari che non erano nelle sue possibilità. Per vendere la proprietà in modo appropriato sarebbe stato necessario pubblicizzarla. In questi tempi difficili il prete non poté farlo per paura di attrarre l’attenzione di Monsignor il Vescovo! Una cosa rimane certa: Bérenger Saunière intendeva fermamente lasciare Rennes.
La Banca, nel frattempo, nominò M. de Beauvières come agente per la vendita. Quanto segue è il testo di una delle sue lettere:
Non credo che la Banca abbia, al momento, un compratore per la sua proprietà. Da parte mia, deve capire, posso solo aiutarla a trovarne uno con l’assistenza della Banca, sempre che lei non vi sia riuscito con i sui propri mezzi. Mi sembra che, a meno che lei non abbia più fretta di vendere, avremo bisogno di qualche pubblicità. Se questa è anche la sua opinione, i termini che io posso offrirle, soggetti alla sua approvazione, sono: commissione 3 per cento; pubblicità 600 Franchi, pagabili in anticipo, più o meno in accordo, come vede, con le mie condizioni originali.
Bérenger Saunière tentò di trovare un’altra soluzione. Forse M. de Beauvières avrebbe potuto vendere la proprietà senza coinvolgere la Banca, e così risparmiare qualche spesa. Ecco la risposta del banchiere:
Io posso solo confermare i nostri termini. La Banca Petitjean impone sempre gli stessi termini. Essa è un’agenzia d’affari molto vecchia che sa quel che fa e non accetta mai controproposte dai suoi clienti. Lei è il solo a giudicare quello che da parte sua vuole fare. Per quanto riguarda me, personalmente, non mi consentito di occuparmi di attività estranee agli affari della Banca. Nessun cliente potrebbe compensarmi per quello che perderei se mi occupassi di affari alle spalle della Banca. Questo è semplicemente un fatto di onestà e, dopo tutto e nel lungo termine, dei miei propri interessi. È inutile, quindi, per voi contare sul mio aiuto. Ciò è spiacevole, specialmente per voi...
Questa è la lettera di un uomo d’onore e integrità, che sembra aver portato la faccenda alla fine e aver interrotto il rapporto. Non sarebbe stato con l’aiuto della banca Petitjean che Bérenger Saunière avrebbe venduto la proprietà. Non ebbe maggior fortuna con un agente immobiliare di Béziers: Le Chanoine Grassaud raccomandò un potenziale acquirente, ma senza successo. Quanti insuccessi, ognuno dei quali sembra capitare come una sorpresa al ‘prete milionario’!
Il prete alla fine negoziò un prestito dal Crédit Foncier de France, ma non senza aver prima ricevuto un rifiuto dalla Société Générale. Ipotecò la proprietà, mettendo il prestito a nome di Marie, e il 14 gennaio 1913 la finanziaria gli concesse la somma di 6000 Franchi, una misera somma rispetto alle sue speranze. Non è neppure certo che Bérenger Saunière abbia effettivamente ricevuto questo prestito. A questo punto ci sono discrepanze di vedute tra un gran numero di autori. Quel che è certo è che un ispettore del Crédit Foncier de France andò a Rennes-le-Château appena prima, stimando il valore di vendita della proprietà a 18000 Franchi. Possiamo immaginare il disappunto di Saunière sentendo questa stima. Nessuna banca o finanziaria avrebbe fornito un prestito senza garanzie. Questo prestito (se prestito ci fu) non sarebbe potuto essere fatto se non usando il nome di Marie.
Fortunatamente, abbiamo i nostri “costruttori di bufale” per trasformare la tragedia in commedia. Cominciamo con Jean-Luc Chaumeil, che è caduto nella trappola di ascoltare i pubblici pettegolezzi.
Nel 1916 sembra che egli abbia la Cornucopia dell’abbondanza nelle sue mani, poiché pianifica progetti di edifici anche più grandiosi, che i precedenti: l’installazione dell’acqua corrente nel villaggio; l’apertura di 4 Km di strada carrozzabile; la costruzione di una cappella, una piscina, ed una biblioteca a torre alta 70 m! Questi progetti non sono affatto castelli in aria; un costruttore fornisce un preventivo e, il 5 Gennaio 1917, il prete emette con lettera autenticata un ordine di lavoro per 8 milioni di Franchi.
Abbiamo già mostrato che Bérenger Saunière era nella stretta di gravi difficoltà finanziarie; credere per un istante che il nostro prete potesse seriamente impegnarsi in progetti così grandiosi richiederebbe la più fertile delle immaginazioni. Questo dimostra il punto sul quale qualsiasi numero di libri su Rennes-le-Château diventa inaccettabile. Ci farebbe piacere prendere visione di questa ‘lettere autenticata’ con cui Bérenger Saunière emise l’ordine per la sua ‘mini Torre Eiffel’. Se Jean-Luc Chaumeil arriva a parlare di queste somme, egli ha senza dubbio visto il preventivo di 8 milioni di franchi preparata dal costruttore. Perché non condivide questo privilegio con i suoi lettori?
La stima è quasi certamente una fantasia. Gérard de Sède ci racconta questo improbabile storia sull’avventura:
Ma il suo progetto più grandioso era la costruzione di una nuova torre, alta 70 metri, con una scala a spirale e i cui muri interni avrebbero ospitato una gigantesca biblioteca. In cima, come un muezzin sul suo minareto, Bérenger avrebbe chiamato i fedeli alla preghiera.
In effetti, incaricò un architetto, Tiburce Caminade, di disegnare progetti per la torre. Questi progetti alla fine sarebbero stati conservati dall’ingegnere, Ernest Cros, un amico del prete, nella sua proprietà di Bains de Guignole da cui, a detta di questi, sarebbero stati rubati nel 1930.Questo furto non è per niente certo poiché, secondo un’altra versione, Cros, prima della sua morte nel 1946, diede i progetti all’associazione rosacrociana AMORC, che a tutt’oggi li detiene.”
Si può immaginare per un solo momento il prete di Rennes-le-Château, alla sua età, trasformato in una sorta di religioso musulmano, che usa la sua migliore voce ed urla fino a diventare rauco per chiamare il fedele della sua parrocchia alla preghiera! Bérenger Saunière avrebbe dovuto avere una voce davvero potente, e la speranza di non soffrire di vertigini, vista l’altezza di 70 metri della torre! Sarebbe stato in grado di chiamare il fedele non solo della sua parrocchia ma anche dei villaggi vicini, da Couiza ad Arques e inclusi Coustaussa e Rennes-les-Bains.
Stiamo al gioco: con forti venti nella giusta direzione, egli probabilmente avrebbe potuto essere sentito da piazza San Pietro in Roma...
Non dobbiamo mischiare umorismo e religione, tuttavia. Nessun prete cattolico ha mai chiamato i suoi parrocchiani come un muezzin su un minareto; le uniche chiamate del genere sono fatte nell’interno della chiesa, dall’alto del pulpito!
Dopo aver confuso Rosacroce e Massoneria, Gérard de Sède prosegue mescolando Islam e Cattolicesimo! Il lettore avrà notato la sua (di De Sède) abilità nell’aggirare i difetti della sua ‘perfetta’ macchinazione. Leggendolo siamo immersi profondamente nella trama di un romanzo di spionaggio che James Bond stesso, il più abile agente segreto di Sua Maestà avrebbe avuto difficoltà a svelare! La storia del progetto rubato, improvvisamente riapparso negli archivi rosacrociani dell’AMORC è totalmente incredibile.
Questo ha, tuttavia, due effetti: coinvolgere i rosacrociani in una vicenda cui sono in realtà totalmente estranei e mettere i progetti in loro possesso, chiusi nei loro archivi segreti, da cui non riemergeranno mai alla luce del sole, un buon trucco davvero!
Questo progetto della torre rimane, tuttavia, una dato grottesco nella pubblica immaginazione sull’argomento; è una storia che fece la sua prima apparizione ben dopo la morte di Bérenger Saunière ed ha chiamato a nozze i mistificatori e gli amanti del sensazionale.
La storia di Bérenger Saunière, come riferita da queste persone, è ben lontana dalla verità. Le loro digressioni possono servire a distrarci, ma solo per breve tempo. Leggendo alcuni di questi libri di asserzioni totalmente infondate ed errate mostra come facilmente il desiderio di attrarre un pubblico avido superi il rispetto per la chiarezza e la verità .
I fatti veri
Fino al 1915, Bérenger Saunière era afflitto da considerevoli difficoltà finanziarie. Come diretta conseguenza dell’interdizione, o sospensione "a divinis", cui era stato sottoposto, egli non riceveva più richieste per messe nella sua diocesi, e la storia era risaputa nelle diocesi vicine.
Egli era, quindi, obbligato a cedere alcuni mobili e altri beni di casa, che scambiava di tanto in tanto con cibo. Questa situazione disagiata durò fino al 1915.
Perché il 1915? Molto semplicemente perché allora ci fu la guerra e numerose richieste di messe, nonostante l’interdizione, affluirono dalle diocesi vicine. Quando queste domande erano indirizzate "Al Signor curato di Rennes-le-Château", erano consegnate all’ufficio postale di Couiza, e normalmente ivi prelevate dal parroco anziano, che era anche ufficialmente parroco di Rennes-le-Château a partire dall’interdizione di Bérenger Saunière.
Indubbiamente, questa situazione dispiacque a Bérenger, che tentò quanto spesso possibile, di essere il primo all’ufficio postale e raccogliere le lettere personalmente. Anche se la Grande Guerra portò disastri alla Francia, permise al nostro prete di riassestare le sue difficili finanze. Durante gli anni dal 1913 al 1915, aveva appena abbastanza mezzi per pagare i suoi conti e le sue tasse, come è evidenziato da una lettera di Noubel, un negozio di mobili a Carcassonne. È datata 7 gennaio 1914:
Monsieur Saunière,
rivedendo il suo conto, vedo che lei mi deve ancora 6037 Franchi, senza contare gli interessi, per mobili consegnati, per la maggior parte, nel 1908. Siccome questa situazione deve finire, devo chiederle se lei è in condizione di onorare il suo conto. Nel caso in cui lei non sia in grado di pagarmi l’intero ammontare, sono costretto a chiederle di darmi una garanzia sui suoi beni. Questo non le causerà nessun inconveniente, e io mi sentirei molto più sollevato. In queste circostanze, lei sarà in grado di guadagnare tempo con il solo pagamento degli interessi.
Leggendo questa lettera, tra le altre, si rileva la difficile situazione in cui il prete si trovava. In quel periodo, Bérenger Saunière aveva la gran bisogno di rifinanziarsi, poiché i colpi di sfortuna continuavano a cadere. I suoi giorni di prosperità erano finiti, il suo tenore di vita si era considerevolmente ridotto, e, ancora peggio, egli si sentiva umiliato e totalmente respinto da molti dei suoi colleghi. Non era rimasto nulla per lui da fare se non attendere la morte, nel suo caso benefattrice e liberatrice.
Attraverso varie pubblicazioni, siamo invitati a considerare le ‘strane circostanze’ della sua morte. Infatti, se si crede agli autori de ‘Il santo Graal’, Marie Dénarnaud avrebbe, stranamente, comperato la bara di Bérenger Saunière cinque giorni prima della morte del prete!
Il 17 gennaio, 1917, Saunière, allora nel suo 65° anno, subì un improvviso infarto. La data del 17 gennaio è forse sospetta... ma ciò che rende sospetto l’infarto di Saunière il 17 gennaio è che i suoi parrocchiani dichiararono che cinque giorni prima, il 12 gennaio, egli era sembrato in eccellenti condizioni di salute per un uomo della sua età. Eppure il 12 gennaio, secondo una ricevuta in nostro possesso, Marie Dénarnaud aveva ordinato una bara per il suo padrone.
Dobbiamo condannare questi suggerimenti quanto veementemente possibile: essi sono totalmente in errore e sanno di impacciato tentativo di mistificazione. Primo, i nostri tre inglesi trovano la data del 17 gennaio sospetta, come se Bérenger Saunière l’avesse programmata! Secondo, proclamano di essere in possesso di una ricevuta testimoniante l’acquisto di una bara 5 giorni prima della morte del prete. È nostro dovere assicurare il lettore che essi non hanno niente del genere, essendo il documento in questione nelle mani di Claire Corbu e Antoine Captier. Vi invitiamo a studiare la sua riproduzione nelle pagine di Claire Corbu e Antoine Captier come noi siamo stati in grado di studiare l’originale. Noterete facilmente il punto su cui siete stati informati male. Marie non ordinò mai una bara il 12 gennaio; il fatto è che la ricevuta prova il pagamento di una bara il 12 giugno, cinque mesi più tardi. I nostri amici inglesi, forse non in grado di tradurre dal francese molto bene, hanno inciampato. Hanno confuso ‘Juin’ e ‘Janv’, Janv essendo la normale abbreviazione per ‘Janvier’. Che immaginazione! Ma non è finita qui. Loro continuano dicendo:
Quando Saunière giaceva sul suo letto di morte, un prete fu chiamato da una vicina parrocchia per ascoltare la sua ultima confessione e amministrargli gli ultimi riti. Il prete arrivò in tempo e si ritirò nella camera del malato. Secondo dichiarazioni di testimoni oculari, ne uscì presto, visibilmente scosso. Nelle parole di un resoconto, "non sorrise mai più". Nelle parole di un altro, sprofondò in un’acuta depressione che durò diversi mesi.
Che questi racconti siano esagerati o no, il prete, presumibilmente sulla base della confessione di Saunière, rifiutò di amministrargli l’estrema unzione.
Il 22 gennaio Saunière morì senza essere assolto. La mattina seguente il suo corpo fu posto seduto su una poltrona sul cortile della Torre Magdala, coperto con un abito vistoso adornato di nappe scarlatte. Uno ad uno, certi visitatori non identificati sfilarono davanti, molti di loro prelevando una nappa per ricordo dall’indumento del morto.”
La leggenda del prete venuto per amministrare gli ultimi riti a Bérenger Saunière e che rimase sconvolto, pazzo o depresso, è uno dei più sensazionali eccessi di pubblica immaginazione. L’abate Rivière, che fu chiamato al capezzale del morente, infatti, ascoltò la confessione, revocò la sua interdizione e amministrò gli ultimi sacramenti. Bisogna ammettere che questa, scrupolosamente vera versione è meno seducente che le altre; l’idea di Bérenger Saunière che rivela il suo segreto al suo confessore è roba da sogni!
A parte tutto, se l’abate Rivière avesse rifiutato gli ultimi sacramenti a Bérenger Saunière, questi non sarebbe stato liberato dalla sentenza di sospensione a divinis e non avrebbe potuto avere un funerale religioso. In effetti, la sospensione, nel suo caso, era equivalente ad una scomunica! Sappiamo che Bérenger Saunière fu sepolto il 24 gennaio alle 10 del mattino, con una messa solenne con diacono e suddiacono.
Possiamo anche precisare che il suo corpo fu esposto in una stanza, e non sul cortile, di Villa Béthanie. Il magnifico manto adornato di nappe scarlatte era una semplice tovaglia ricamata con fiocchi rossi. Come per la storia del prelevamento delle nappe, diamogli il loro vero nome, fiocchi, è del tutto possibile fosse un atto di pio sentimentalismo, che ogni donna del villaggio ne volesse uno come ricordo.
In mezzo a tutti questi racconti contraddittori, è possibile distinguere il vero dal falso? Il prete morì per un infarto o per un attacco cardiaco secondo differenti versioni.
È evidente che a 64 anni d’età, tenendo conto di tutte le tribolazioni che lo avevano assalito nei suoi ultimi anni, la sua salute fosse probabilmente stata compromessa.
L’episodio della sua morte è stato considerato in molti modi differenti, alcuni di loro estremamente curiosi. Jean Robin fu capace di scrivere:
Sulle labbra del morente, il suo amico, Dr Courrent, secondo alcuni agiografi, poté ascoltare un misterioso nome, sussurrato in un appello finale; Giovanni XXIII.
Una cosa è certa: il 22 gennaio 1917, Bérenger Saunière morì a Rennes-le-Château. Ebbe una vita intensa, piena di devozione, che avrebbe potuto passare inosservata se certi autori, alcuni male intenzionati e male ispirati, non vi avessero innestato una vicenda così riccamente infarcita di misteri, tesori e segreti come uno spettacolo di burattini. Il danno però è stato fatto tanto tempo fa; il mistero di Rennes-le-Château, sfortunatamente, non fu sepolto al funerale di Bérenger Saunière.
Alla fine del 22 gennaio 1917 ebbe inizio una nuova era: l’era “post Bérenger Saunière”, la creazione di un mito che ne seguì un altro.1
1. Tratto da Jean-Jacques Bedu, Rennes-le-Château autopsie d’un mythe, Loubatiers, Parigi 2002, pp. 199-208. Traduzione italiana di Mario Della Barba e Fabio Lottero.
Il materiale è distribuito con Licenza Creative Commons BY-NC-SA 4.0