Lunedì, 16 Settembre 2024    
Rome-le-Chateâu



Introduzione

Gli articoli che seguono si riallacciano, talvolta solo marginalmente, al tema noto agli appassionati come l’enigma di Rennes-le-Château.

La vicenda che vide protagonista l’abate Saunière (e sulla quale oramai sono stati versati fiumi d’inchiostro) a tutt’oggi rimane un mistero insoluto, tanto oscuro quanto affascinante. Fu in seguito al successo editoriale del best seller di Baigent, Leight e Lincoln, "Il Santo Graal", tradotto in molte lingue, che il grande pubblico venne a sapere di questo piccolo paesino dell’Aude, nei Pirenei francesi, e della strana storia che vi si svolse a cavallo fra l’800 e il ‘900.

Ma anche circoscrivere questo periodo è troppo restrittivo. Possiamo far risalire la storia di Rennes all'interesse che se ne ebbe nel ‘600, ai Templari, ai Catari e agli Ebrei Settimani, ai Capetingi che, ironia della sorte, esautorando i Carolingi vendicarono i Merovingi dal tradimento subito ad opera del loro Maggiordomo, alle lotte e alleanze che questi ultimi intrecciarono con i Visigoti, al giogo di Roma, alla magia dei Celti, al preistorico commercio dei Reti. Forse, ancora oggi, il suo “scorrere occulto” continua.

Non mi dilungherò sulla vicenda. Altri molto più preparati di me lo hanno già fatto. A tutti coloro che, digiuni di questa storia, fossero intenzionati ad approfondirne i vari aspetti, non posso far altro che consigliare la consultazione dei molti articoli e della ormai consistente letteratura pubblicata in materia.

Vorrei però accennare che nello studio di questo “affaire” si ripropongono continuamente elementi che, di volta in volta, richiamano storia, religioni, linguaggi, architetture, conoscenze sacre e profane di epoche diverse e di luoghi distanti. Qualora l’origine di questi elementi fosse riconducibile ad un’unica regia “volitiva ed occulta”, testimonierebbe una genialità magistrale e superiore. E lo testimonierebbe SEMPRE: sia nel caso si trattasse di una direzione millenaria, sia nel caso si trattasse di una “burla” architettata in tempi relativamente recenti.

Nella prima ipotesi ci troveremmo di fronte alla mostruosa materializzazione di quegli Orfici che Vandenberg ci descrive nel “Funfte Evangelium”: una Società Segreta dai poteri finanziari e politici quasi illimitati, composta da individui capaci di padroneggiare le innumerevoli aree dello scibile, diretta da Superiori Sconosciuti, il cui scopo è la conservazione di un SEGRETO che non deve essere divulgato. Nel secondo caso rivedremmo invece quell’ Orbis Tertius che la fantasia di Borges lasciò alla letteratura. Vi si narra di un gruppo di studiosi che si riunisce per scrivere l'Enciclopedia del mondo immaginario di Tlòn, finanziati da un eccentrico miliardario il cui fine ultimo è la creazione di un SEGRETO che non c’è.

Non spesso, ma talvolta è capitato che il Tempo e il Fato si siano dimostrati capaci di architettare situazioni vertiginose e impensabili. Allora mi riesce più semplice e meno faticoso credere che siano stati caso e coincidenza i maggiori artefici del “Castello di Rennes” e che il vero Priorato esista però non sia quello di Sion. Ma lo dico senza esserne troppo convinto e , in fondo, questo è solo un mio pensiero.

In effetti parlerò poco degli attori di questa vicenda sui quali, nella migliore delle ipotesi, si hanno informazioni di quarta o quinta mano. Mi soffermerò invece maggiormente sugli oggetti, le scritte, le lapidi, le incisioni, i simboli, gli stemmi che essendo fatti di solida materia (per quanto possano essere stati alterati dal tempo e dall'uomo) si prestano più docilmente ad un'analisi oggettiva, quindi al confronto e al paragone.

Vorrei aggiungere, a chiarimento del titolo della presente raccolta, che questi piccoli studi prendono come spunto alcuni elementi “famosi” di Rennes-le-Château per compararli con elementi analoghi che la mia città copiosamente mi fornisce. Questo mio, quindi, vuole essere in fondo un modestissimo omaggio a Roma, l’Urbe millenaria. Il luogo magico, fra tutti i luoghi magici del pianeta, che mi è più familiare.

A Roma, come nella vita, il numero sette ricorre molte volte. Le note, i colori, i pianeti, i metalli del Mondo fanno da specchio ai colli, alle acque, alle strade e ai re di Roma. Il breve itinerario che ho tracciato consiste anch'esso in sette tappe. Troppo povere per essere gradini iniziatici, mi piacerebbe fossero lette come un'unica passeggiata dove si chiacchiera di un personaggio, si riflette su un simbolo, si ammira qualche architettura e, spero, ci si rilassa.

Un ringraziamento alle decine di nomi senza volto, in particolare a due o tre fra questi, che ho incontrato nel WebForum di Rennes-le-Château diretto da Torkain. Senza i loro interventi e la loro corrispondenza, forse non avrei mai aperto questo “strano libro”.

MD - XVII - I - MMII

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