Mercoledì, 4 Dicembre 2024    
Rome-le-Chateâu



1. L'ombra di Poussin nel cuore di Roma

Splendida benché poco appariscente, la chiesa di S. Lorenzo in Lucina custodisce nel suo interno il cenotafio alla memoria di Poussin. Questa chiesa è situata sull’omonima piazza romana, che si apre lateralmente a Via del Corso, a cavallo dei due rioni storici Colonna e Campo Marzio, proprio alle spalle di Montecitorio.



Un disegno e una foto della chiesa di San Lorenzo

Non ci soffermeremo sulla costruzione, pure mirabile per i grandi ipogei di epoca romana sui quali sorge e per le opere d’arte in essa custodite (meritano almeno un accenno la splendida “Crocifissione” dipinta dal Reni e un busto marmoreo scolpito dal Bernini) ma passeremo subito alla descrizione del monumento.



Il cenotafio

L’altezza dell’intero cenotafio, dalle chiare linee neoclassiche, è di circa tre metri. Nella nicchia in alto, il busto di Poussin, poi l’iscrizione (imprecisa nella punteggiatura):

F.A. DE CHATEAUBRIAND
A
NICOLAS POUSSIN
PER LA GLORIA DELLE ARTI
E L'ONORE DELLA FRANCIA
NICOLAS POUSSIN
NATO AD ANDELYS NEL 1594
MORTO A ROMA NEL 1665
E SEPOLTO IN QUESTA CHIESA



La dedica di Chateaubriand

Segue il bassorilievo con la riproduzione dei “Pastori in Arcadia 2”, priva del paysage, anche questa riportante piccole anomalie rispetto al dipinto originale.



Et In Arcadia Ego

ed infine, ad epitaffio, due distici che tutte le guide attribuiscono a Pietro Bellori, bibliotecario di Cristina di Svezia e grande amico di Poussin (se fosse veramente lui l’autore dei versi, in ogni caso non può averli scritti per la composizione di questo monumento, semplicemente perché era già morto da oltre cento anni).

PARCE PIIS LACRIMIS VIVIT PUSSINUS IN URNA
VIVERE QUI DEDERAT NESCIUS IPSE MORI
HIC TAMEN IPSE SILET SI VIS AUDIRE LOQUENTEM
MIRUM EST IN TABULIS VIVIT ET ELOQUITUR

Li traduciamo approssimativamente con: "Trattieni il pianto sincero, in questa tomba vive Poussin, che aveva dato la vita ignorando egli stesso di morire. Qui egli tace eppure, se vuoi sentirlo parlare, è sorprendente (come) vive e parla nei (suoi) quadri"

Alla base destra del bassorilievo c’è inciso: L. Desprez scul...it 180... e questo è plausibile : lo scultore può aver operato fra il 1802 al 1804, periodo durante il quale Francoise Renè de Chateaubriand fu ambasciatore di Napoleone a Roma.



Particolari: "Desprez" a sinistra, "Invenit" a destra

Alla parte opposta, nelle vicinanze di una delle “anomalie” (la punta del piede del primo pastore, inesistente nel quadro originale) proprio alla base del bassorilievo, c’è una scritta quasi illeggibile, mi sembra di intuire : “A. Ca..y..s invenit”. Un paio di guide riportano che lo scultore P. Lemoyne avrebbe partecipato in qualche modo alla costruzione del monumento, ma quelle lettere in basso non riportano sicuramente questo nome. Lo stesso Chateaubriand, nelle sue "Memorie d'oltretomba", ci informa invece di aver commissionato al Canova nel 1803 un altro monumento funebre, dalle analoghe linee neoclassiche, alla memoria di Paolina Montmorin di Beaumont, oggi visibile nella prima cappella sinistra di san Luigi dei Francesi.

In ogni caso “invenit”: un’opera contemporanea non si trova e non si scopre, quindi il nostro anonimo personaggio “inventa” qualcosa.

Non l’epitaffio, che è opera di Pietro Bellori. Non il soggetto del bassorilievo, già di per sé famosissimo. Non la dedica, opera del console Chateaubriand. Non certo l’intero monumento, progettato, lavorato e compiuto dal Desprez.

E cosa, allora? Forse la disposizione di alcune parole? Forse una di quelle geometrie a cui ci hanno abituato le pergamene, i quadri, le lapidi e quant’altro gravita intorno a Poussin e a RLC?

Non mi spiegavo quella “A” di Chateaubriand… Sappiamo che Chateaubriand di chiamava Françoise Renè August, ma lo si trova sempre e ovunque come Françoise Renè. Quella “A” era “forzatura” ma doveva trovarsi in quel punto. Forte di questo debole presupposto, proprio partendo da quella “A”, ho provato a tracciare qualche semplice geometria.

Cercavo l’Arcadia, cercavo Sion.... e li ho trovati.



L'Arcadia e Sion

Ora, tutti noi conosciamo bene la simbologia della Stella di Davide: il triangolo col vertice in alto rappresenta il potere sovrano e temporale (che dal suolo tende all’alto), mentre quello con il vertice verso il basso raffigura il potere religioso e divino (fondato nei cieli e indirizzato verso la terra); il Re Sacerdote li ha in sé entrambi.

Alla luce di questi elementi l’esagramma che si forma sulla lapide acquista leggibilità e vigore: il Triangolo “divino” discende al suolo emanandosi direttamente dalla FA (Foederis Arca, l’Arca dell’Alleanza) e si materializza nell’Arcadia mentre il triangolo “temporale” si innalza da terra poggiandosi su Sion e culmina (con andamento bustrofedico) nel suo Nocchiero, le “Prieur de” Sion, appunto.

In questo modo, a più di un secolo di distanza, Chateaubriand volle rendere il suo personale omaggio pietoso ed austero ma allo stesso tempo arguto e velatamente esplicito, al suo grande connazionale.



Françoise René de Chateaubriand

Ma c’era un’altra cosa che mi incuriosiva. Ricordavo una frase che Pierre Plantard scrisse nella sua prefazione ad una ristampa della “Vraie Langue Celtique” dell’Abbè Boudet : “...Si l’on trace un trait vertical depuis la lettre U écrite en V romain qui se trouve dans le titre de la carte, on tombe dans la legende des pierres celtiques. Cette ligne correspond au méridien 0 qui coupe l’hexagone français en deux parts égales...”.



Rennes Celtique tratta dalla "Vraie langue" di Boudet il particolare sulla lapide di Poussin

Curiosamente, anche la nostra linea verticale discendente dalla stella di Davide, dopo aver attraversato l’Et In Arcadia Ego del bassorilievo (fra le dita dei due pastori), taglia con precisione due “V” nell’epitaffio del Bellori. Ebbene, la tomba di Poussin e tutto il pilastro al quale è cementata sono attraversati virtualmente, ma con grande precisione, da uno dei meridiani dell'Orologio Solare di Augusto, indicante l'hora nona.



Pianta di S. Lorenzo con l’hora nona

L’Orologio solare di Augusto comprendeva gran parte dell'Insula Lucinae oggi scomparsa. Negli ipogei della Camera, della Chiesa e di alcune abitazioni del Campo Marzio sono ancora visibili la pavimentazione originale dell’enorme Meridiana (larga circa centosessanta metri da Est ad Ovest e una settantina in direzione Nord) ed i tracciati delle Linee orarie con lettere in bronzo indicanti i segni zodiacali e molte scritte in greco e in latino come “ETHESIAI PAUONTAI” cessano i venti Etesii, oppure “TEROUS ARCH” inizio dell’Estate o ancora “BOREAS SPIRAT” soffia la Tramontana.



Alcuni resti della pavimentazione

L’antico “gnomone”, l’asta che dà l’ombra, era l’obelisco dell’attuale Piazza Montecitorio.



La ricostruzione in plastico dell'Horologium

Pastori che indicano un meridiano... una “V” che segna un meridiano... una tomba attraversata da un meridiano... eccessivo!

Qualsiasi indicazione poteva essere solo “virtuale” dal momento che oggi l’Obelisco Campense, la “Stele Psammetica”, è posizionato in un luogo diverso, proprio davanti a Palazzo Montecitorio. Nell’ottocento, però, già si sapeva dell’enorme Solarium ed erano già stati ritrovati molti resti dell’ampia della piattaforma in travertino, la “platea lastricata”, sepolta negli ipogei.

Reputavo improbabile che la posizione incredibilmente precisa della tomba fosse frutto del caso: secondo me era stata cercata e ben studiata. Ma perché?



L'obelisco in una stampa di D.Amici del 1838

Ora sappiamo che negli Orologi Solari la linea “orizzontale - retta” è quella equinoziale poiché rappresenta il cerchio massimo, e le linee “orizzontali - curve” rappresentano i vari mesi (una per ogni due mesi tranne quella di Giugno e Dicembre, i solistizi) e su di esse si sposta, da Ovest verso Est, dall’alba al tramonto, durante le ore della giornata, l’ombra dello gnomone. I giorni dell’anno sono segnati, con piccoli segmenti, sulle linee “verticali - rette”.

Facendo un paio di calcoli mi sono accorto che l’ombra dello gnomone avrebbe sfiorato virtualmente la tomba di Poussin al tramonto del 17 Gennaio, il giorno di S. Antonio Abate, il giorno in cui Sauniere ebbe l’attacco cardiaco che l’avrebbe stroncato, il giorno che appare sulla lapide della Marchesa d’Hautpoul, il giorno della festa di Saint Sulpice, il giorno della stampa del “Serpent Rouge”, del sogno che lo avrebbe ispirato e di altre particolari ricorrenze.



Il movimento dell'ombra sull’orologio equinoziale

Tutto questo può essere forse una semplice coincidenza, mentre coincidenza invece non era la linea equinoziale dell’enorme Meridiana Augustea. Il 23 Settembre, la data in cui la Storia riporta i natali del Grande Cesare Augusto, l’ombra sfiorava momento per momento durante l’arco di tutta la giornata la Retta Equinoziale.



Il foro eliottrico

Un raggio di sole filtrava in un foro eliottrico praticato nella grande sfera apicale fino a terminare, al tramonto, sui gradini interni dell’Ara Pacis (al tempo sistemata al centro del Campo Marzio, ed ora relegata sul Lungotevere da un dovuto quanto improvvido intervento urbanistico del Ventennio).

Che splendida allegoria! Nel corso di un solo giorno, il Sole (Apollo, nume tutelare di Augusto) rifletteva il corso dell’intera vita del Divo Imperatore e delle sue gesta, che culminavano nel sogno realizzatosi del suo volere: l’Altare della Pace.



L’Ara Pacis e l'ultimo raggio solare al tramonto del 23 Settembre

L’Uomo divino ha deciso, stabilito e decretato la Pace nel suo sterminato Impero. La Pax Romana. La Pax Augustea. (Non ricordo bene quanto tempo resse, ma sono certo che fu assai più duratura della “pax americana” della quale giornali e riviste parlarono qualche tempo fa).

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